Terza edizione 2005 • segnalato seconda categoria

Riempire di sensi

Giacomo Bianchi

IL RACCONTO

Prologo

Lo scrittore Giovanni Astori, settant'anni, occhiali neri, è accompagnato dalla figlia Claudia alla fila dieci, posti dodici e tredici. Il suo bastone tasta il pavimento, mentre lei con aria preoccupata sostiene il padre sottobraccio.
Emanuele, sette anni, si siede vicino a Giovanni perchè il posto è libero e non lontano dal palco, così potrà vedere tutto anche se il papà sei file più indietro lo chiama per farlo tornare da lui. Ma non sente ragioni e si siede, le gambe penzolanti, in attesa.
Eleonora in ultima fila socchide i grandi occhi. Ha appena vomitato la cena. Ma stasera, dovendo scegliere, ha preferito la vita, nonostante tutto.

si apre il sipario

Claudia sussurra nell'orecchio a Giovanni

Entrano. Due vestiti neri attillati, un uomo e una donna. Alle orecchie grandi cuffie a forma di mezze sfere, con delle punte infilzate. Lui cammina da destra, lei da sinistra. Due occhi di bue azzurri seguono il loro percorso verso il centro del palco. Entrano veloci e ad ogni passo rallentano. Gli occhi di bue pian piano si compenetrano. Ecco, si sovrappongono. Lui alza il braccio destro, lei appoggia la sua mano nell'incavo di quella di lui, si stringono, lentamente accennano un walzer. Lentamente. Lo senti papà? Ecco, ballano come se lo udissero davvero, ma le cuffie annullano il suono. Ballano in silenzio, ballano e si guardano. Leggeri, lenti. Lenti. Ascolta. In alto scorrono da destra sinistra alcune scritte, come gli avvisi delle stazioni, a caratteri stilizzati bordeaux. Penso descrivano i pensieri di lui e di lei. È un dialogo nel silenzio del ballo, che prende forma da una musica immaginaria. Te li leggo.

le scritte scorrono

lui:

Il walzer di chopin che preferiamo.

 

In la minore.

 

È struggente poterti guardare negli occhi dopo...

lei:

È vero. Sembra impossibile riappropriarsi di tutto questo.

lui:

Sembra.

 

Eleonora

il silenzio/come materia densa/la solitudine non s'improvvisa/ avvolge di giorno in giorno/ la danza si blocca/soffocano le ore/ scappare è impossibile/restare è impossibile

Giovanni pensa

...se solo sapessi figlia mia quando nasce un racconto non sai dove può trovare una foce per gettarsi in mare o se invece risale il flusso per ricominciare dal principio pensavo a noi e ai nostri silenzi al significato delle barriere che separano non sapevo dove si gettasse quel fiume senza parole tra noi pensavo un ritorno alla sorgente potrebbe essere frons frontis che non l'avevo mai notato significa anche apparenza e allora avrei voluto parlare di noi del silenzio che si frappone da anni e ci mostra le superfici di noi e poi quel silenzio a marzo è arrivato per davvero dopo quel rumore assordante e i sensi hanno perduto gli appigli qualcuno ne ha perduti anche più di uno io gli occhi qualcuno le orecchie qualcuno è impazzito e allora il racconto chiedeva un rigagnolo laterale narrare di frontiera e apparenza chiedersi è possibile comunicare con altre parole non scritte non dette...

le scritte scorrono

lui:

Non è tardi... torniamo a piedi?

lei:
Sì, ma lentamente.

 

Emanuele

Perchè questo signore piange? Io dovrei piangere, con i piedi non tocco per terra e le gambe si sono riempite di formiche, come dice la mamma. Quando torna dal viaggio devo raccontarle che non ho pianto. O forse glielo dirà papà. Ma lui non vede il signore triste seduto qui, lui non può capire quanto sono bravo io a non piangere.

Claudia sussurra ancora nell'orecchio a Giovanni

Tutto cambia. Senti il rumore del treno? Mentre fluisce questo tumtum continuo, i due attori, le cuffie alle orecchie, si tengono per mano in modo inconsueto. Le mani strisciano palmo contro palmo. È simile al perno che lega due vagoni: li unisce ma mantiene i loro movimenti indipendenti. Sotto di loro scorre un tapis roulant, così, rivolti verso di noi, il loro cammi-nare sembra  correrci incontro, senza mai raggiungerci. Ora una luce omogenea e molto flebile si diffonde sul palco e un piccolo spot che parte dal terreno, incrociando solo le mani degli attori, ne proietta la silhouette nera, enorme, sullo sfondo bianco.

le scritte scorrono

lui:

Ballare, viaggiare, passeggiare. Ci pensi?

lei:

E se camminassimo tutta notte?

 

Giovanni

...oltre i sensi sconfiggere la barriera forse solo incontrarsi davvero come lui e lei i miei vicini di treno quel giorno sai figlia mia lo scompartimento era pieno di vita e i due ragazzi li osservavo di continuo si conoscevano da poco lui la prendeva in giro imitando i suoi movimenti nel ballo lei rideva della sua ironia ed io mi dicevo questa gioia non è apparenza loro trasudano emozioni e
d'improvviso
tutti perdemmo qualcosa loro le orecchie io gli occhi ma le mani no non le mani allora una matita potevo ancora reggerla potevo ancora scrivere drammi narrare vite di quei ragazzi felici io non li ho più incontrati e mi chiedo se quelle bombe avrebbero potuto erigere tra loro barriere io credo di no io credo sono sicuro la sordità come i sensi spezzati avrà regalato loro altre vie altre comunicazioni intensificandole riempendole di senso quanto vorrei tra me e te figlia mia tutto questo anche tra noi...

Eleonora

recitare/come abbracciare/l'applauso è amore e relazione/
le dita di un palco/come i volti degli uomini/sfiorarli con le parole/
da lassù/desidero,/loro con gli occhi/avvolgermi/vivere

Emanuele

Papà mi fa cenno che tra poco è finito. Speriamo. Il signore triste piange sempre. Di solito piangono i bambini. Io tra poco torno a casa. Domani è vacanza e chiamerò la mamma. Giocherò in cortile. Non piangerò come il signore. Mi piace giocare. Rido sempre quando gioco.

Claudia sussurra a Giovanni un grazie inconsueto

Scendono le scale gradino dopo gradino. Senti i loro passi? È tutto lentissimo. Il tempo dilatato. Non trovi papà? Ma... stai piangendo? Io... pian-gi perchè è tutto così reale, vero papà? Eppure.. con quanta poesia l'hai donato ai nostri aguardi... come una parabola... un uomo e una donna che si amano in silenzio... E così? E adesso usciranno, vero? E poi? Li troveremo in città che camminano o danzano? E dopo? Come finisce il dialogo? Mi racconti? Dopo? Va bene... stasera ti ascolterò... tutto... questo anno.. questi mesi... vuoi? Ci passano vicini, nel corridoio centrale. Senti, amplificati, i loro passi? Avanzano fra gli spettatori. Le ultime file. Escono. I passi non si sentono più. Dove finiscono? Tutto è silenzio. Grazie...

le scritte scorrono

loro:

Quella borsa l'avremmo potuta notare - ma
non ci si fa mai caso nell'istante giusto -
i timpani crollano sotto il fragore -un treno-undici marzo -
- madrid -
- ora

lui:

I tuoi passi mi sono più vicini ancora.

lei:

I tuoi passi mi sono più vicini ancora.

loro:

Ed è apparentemente tutto uguale - tutto però così ovattato di sensi - riappropriarsi della vita camminando.

 

Eleonora

recitare come vivere/la giuntura quasi non si vede

Epilogo

Giovanni sosta per un istante sul gradino più basso fingendo di voltarsi e invece sta piangendo di commozione ma non vuole che lei capisca, in fondo è sempre stato così, ma Claudia lo intuisce, perchè a sottolinearne il viso c'è un sorriso particolare che stasera quando si struccherà davanti allo specchio per la prima volta non verrà cancellato assieme al trucco a e domani al risveglio sarà tutto un po' diverso come per Emanuele che ha capito che un uomo grande può essere anche triste e ha deciso di rimanere piccolo finchè potrà ora che la mamma è via e quando tornerà non si accorgerà nemmeno che è passato un anno perchè lui sarà sempre alto come prima tanto che Eleonora, dal balcone di fronte al suo, domani mattina non potrà vederlo quando lui la spierà mentre lei per un istante penserà di volare ma deciderà che, se così dovrà essere, sarà solo un giorno, recitando, da un palco.